mercoledì, agosto 30, 2006

Certezza del diritto

di Marco Baldassari

Un aspetto fondamentale per lo sviluppo economico del nostro paese e' dato dal senso di equita' e di capacita' di far rispettare norme chiare per tutti. Infatti la trasparenza e la sostanziale efficacia delle norme che regolano la vita sociale e quindi anche delle imprese e di chi vi lavora, diventa un elemento determinante nel decidere dove investire i capitali e dove sviluppare attivita' economiche. Per chi e' nato in Italia, la decisione e' se rimanere o se piuttosto andare all'estero, mettendo sul piatto della bilancia le migliori possibilita' di successo e il disagio di dover abbandonare le proprie radici.

Ma in un mondo globalizzato, dove si vince solo se si parte con il massimo potenziale di leadership, la capacita' di attrarre capitali e persone ai vertici mondiali, diventa essenziale per il paese.

In questo, la capacita' del sistema giustizia di essere rapido e sostanzialmente giusto ed equo nel dirimere le controversie, diventa un parametro di valutazione essenziale. Guai se la percezione fosse che in Italia si puo' far quel che si vuole o perdere tutto, in funzione di come si svolgano le procedure giuridiche - in sintesi, del pensiero dominante in quel momento, in quella controversia. Quando si arriva a esiti diametralmente opposti per la stessa situazione, diventa poi evidente la totale confusione giuridica del paese.

Facciamo qualche esempio di cronaca sui valori della cittadinanza:

1. tunisino nato in italia, incensurato e ben integrato, salva la vita a tre persone e viene condannato a 5 mesi di reclusione e poi espulso perche' clandestino.

2. muratore senegalese, morto per salvare un turista: insignito della medaglia d’oro al valor civile e della cittadinanza onoraria.

Considerando i recenti atti di violenza a Milano e a Brescia ci si interroga su cosa significhi essere cittadini italiani e quali valori debbano essere riconosciuti affinche' chi entra nel nostro paese sappia come deve comportarsi per essere accettato.

Ora, se vogliamo dare un messaggio chiaro a chi viene per lavorare e vivere nel nostro paese, sarebbe bene che Letizia Moratti - oltre che a studiare misure di prevenzione del crimine a Milano, potesse immediatamente concedere la cittadinanza onoraria a quel tunisino che ha rischiato la vita per salvare tre persone per poi essere condannato da un giudice ed espulso dal paese in cui era nato e dove aveva scelto di vivere, perfettamente integrato anche se formalmente clandestino.

Questo perche' non serve a nessuno una giustizia che si regge sui cavilli formali, mentre abbiamo tutti bisogno di sentirci parte di uno stato che tutela la persona nella sostanza delle cose, valutando in modo positivo e chiaro le situazioni che sono di valore, senza ambiguita' ne contraddizioni. Altrimenti la percezione di essere uno stato levantino, non favorira' l'impegno delle persone oneste e capaci che potrebbero portare valore in Italia. Poi non chiediamoci perche' i cervelli fuggono all'estero.

Per dare una dimostrazione ancora piu' chiara delle contraddizioni del senso di giustizia in Italia, come ulteriore esempio, basta leggere altre due sentenze diametralmente opposte nel valutare il reato di diffamazione:

1. un uomo in corso di separazione dalla moglie, aveva effettuato videoriprese nelle quali la consorte «veniva ritratta in momenti di effusione sentimentale con un altro uomo» e fatta pervenire la cassetta ai familiari della moglie con una telefonata nella quale il marito comunicava ai suoceri che la moglie «se la intendeva con altri uomini» - Per la Suprema Corte le immagini video, accompagnate dalla telefonata, configurano il reato di diffamazione.

2. alunni trovano su Internet foto 'hard' della prof e le appendono ai muri del bagno della scuola, con didascalie. La prof denuncia ignoti per diffamazione e ingiurie e il giudice di Pordenone l' ha condannata a cinque mesi di reclusione per simulazione di reato.

ne dobbiamo concludere che chi ha impegni in ambito privato non e' tenuto a rispettarli, mentre chi ha impegni nei confronti dello stato non gode degli stessi diritti?


"Nomos" è una parola greca, che significa "diritto". E' un sostantivo che deriva da un verbo: "nemein". Questo verbo, in greco, ha tre significati diversi: prendere/conquistare (Nehmen); spartire/dividere (Teilen) e coltivare/produrre (Weiden). I termini tra parentesi sono in tedesco, la lingua di Schmitt.

"Ciascuno di questi tre processi - prendere, dividere, elaborare - appartiene completamente all'essenza di ciò che finora, nella storia umana, è apparso come ordinamento giuridico e sociale", afferma Schmitt. La cosa interessante è che questi tre termini si riferiscono alla proprietà: tutto il diritto, quindi, è diritto di proprietà. Il diritto è, cioè, l'insieme dei principi che regolano l'appropriazione, lo scambio e la produzione.

La cosa può sembrare riduttiva, se si pensa alla proprietà come un concetto limitato allo scambio di merci (ambito che Schmitt erroneamente chiama "economico").

Ma chiunque abbia letto Locke non può non ricordare che il concetto di proprietà si riferisce alla proprietà del proprio corpo, alla proprietà dei propri diritti e alla proprietà dei propri beni. Cioè, per l'appunto, a tutti i diritti di un individuo.

In un contesto più pratico, Schmitt continua: "Prima di poter distribuire o redistribuire il prodotto sociale, lo stato deve appropriarsene, sia attraverso imposte e contributi, sia mediante la distribuzione dei posti di lavoro, sia con la svalutazione o con altri strumenti diretti e indiretti". In termini normativi: lo stato sociale è in primis un apparato di espropriazione di massa.


Attenzione, perche' il concetto di proprietà si riferisce alla proprietà del proprio corpo, alla proprietà dei propri diritti e alla proprietà dei propri beni. Cioè, per l'appunto, a tutti i diritti di un individuo.

Se lo stato non fa rispettare la proprieta' privata, perche' non reputa importante la tutela dei diritti della persona, che vengono prima dei diritti dello stato, chi se ne rende conto capisce di avere campo libero per prevaricare ogni volta che se ne presenta l'opportunita' - ovvero viene incentivata la violenza.

Forse per questo qualcuno ritiene legittimo non pagare le tasse se lo stato non fa prima rispettare come suo dovere e motivo essenziale di esistenza il diritto primario alla proprieta' privata? Se ragioniamo con la mentalita' americana, la risposta non puo' che essere affermativa.